lunedì 3 luglio 2017

CANNES FILM FESTIVAL 2017: New Robert's Interview With Amica Magazine

FESTIVAL DI CANNES 2017: Intervista di Robert con Amica Magazine
imgbox "I mean", Robert Pattinson (in concorso a Cannes 2017 con Good Time) è di quelli che, qualsiasi domanda tu gli faccia, ti risponde così: "I mean ...".

Seconda cosa che fa: abbassa lo sguardo. Terza cosa: non si offende affatto se chi gli sta accanto interviene e continua ad aggiungere dettagli ai suoi discorsi.

Probabilmente per Robert Pattinson "passare la palla" dell'attenzione generale è una liberazione. La sua timidezza è notevolmente sopra la media planetaria, esattamente quanto la sua fama (i fan gli hanno appena chiesto selfie e autografi e lui ha accettato, fa bravo ragazzo Brit molto ben educato): il problema, per Robert Pattinson, deve essere trovare la quadra quotidiana.

Robert Pattinson è in concorso a Cannes 2017 con Good Time dei fratelli Benny e Josh Safdie, nuovi principini del cinema indie americano: "Non penso mai a come gli altri collocheranno i film che faccio ora rispetto a Twilight. Quello era una vita fa, so che volevo lavorare coi fratelli Safdie. L'avrei fatto indipendentemente dal progetto. Più che le storie, scelgo in base alle persone con cui lavorerò: al loro talento, al modo che hanno di raccontare il mondo".



Appena la proiezione stampa è terminata, circolavano già voci che il Premio di miglior attore di Cannes 2017 sarà suo.

Indubbiamente Good Time è lontanissimo da Twilight.
 Vero, ma mi piaceva questo ragazzo, Connie, che è quanto di più lontano da me possa esserci. È un ragazzo di strada, di New York, è stato in carcere e con il fratello, che ha problemi relazionali, organizza una rapina che finisce male. Da lì in poi non ci fermiamo più. Lui viene arrestato, io cerco in tutti i modi di farlo uscire e non perdere il bottino, incontro gangster di alto borgo e di strada, una ragazza nera. Anche il film non si ferma mai. È forsennato. Quasi due ore di corsa per le strade e le case di New York. Anche in metropolitana! Cercavamo il realismo assoluto. I ragazzi di strada lo sono davvero. Uno dei ragazzi che interpreta un amico di Connie è stato davvero in prigione: è un attore straordinario! Mi sono immerso completamente nel gruppo. Ero uno di loro e basta.

Non deve essere stato facile: chissà in quanti l’hanno riconosciuta e fermato le riprese.
Nessuno! Nel film sono tatuato, ho il pizzetto, i capelli biondo platino. Spesso il cappuccio della felpa mi copre il viso, perché Connie deve nascondersi: è ricercato. In più per un bel po’ ho la faccia pitturata di rosso.

Inconsciamente cercava di nascondersi anche lei-
 Diciamo che mi sono trovato benissimo su questo set. Non mi sentivo Robert Pattinson ma un attore parte di un progetto davvero unico. La postura è stata una mia idea: sono chino, il collo "rintanato" nelle spalle. Non penso mai a quanto un personaggio sia simile a me, o a quanto mettere di mio in lui: però in effetti, Connie cammina come me. Lui non deve farsi notare. Io cerco sempre di passare inosservato. A New York, sul set di Good Time ci sono riuscito! È stato davvero un good time.

Ma come hanno fatto i fratelli Safdie ad arrivare a Robert Pattinson?
Li ho cercati io, dopo aver visto il loro film Mad Love in New York. Eravamo entrambi a un festival, a Austin e non ho perso l’occasione di offrirmi per il loro film successivo, qualsiasi storia avessero scritto. Era il 2015. Poi ci siamo rivisti a Los Angeles: loro stavano lavorando a un’altra stroia, abbiamo parlato e quando ci siamo salutati, loro avevano già pensato a Good Time.

La parte più difficile, per lei?

Un po' tatuarmi, non è nel mio carattere ... ma scritte e disegni non erano definitivi, per fortuna. Mi ricaricavo costantemente: i fratelli e la loro troupe sono davvero pieni di forza, energia ed entusiasmo. Mi hanno detto: lascia fare al truccatore, tu pensa a dare un po’ della tua fragilità a Connie. Solo così sarà credibile, e il film con lui.

E lei gliel’ha data facilmente la sua fragilità?
Sì, ne ho così tanta. Alla fine mi sentivo più leggero. Anche in questo, Good Time è stato liberatorio.

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