giovedì 19 giugno 2014

Intervista di Robert su La Stampa.it

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ROBERT PATTINSON "SONO UN VAGABONDO IN FUGA DAL SUCCESSO"

L'amatissimo vampiro di Twilight ora sceglie ruoli estremi e non ha più casa:
"Non sono vecchi abbastanza, vivo da amici".

LOS ANGELES
Capita sempre più spesso di imbattersi in ragazzi che diventano ricchi e famosi col cinema e poi passano la vita a cercare di prendere le distanze da fama, soldi e successo. E’ la figura molto contemporanea dell’anti-star, ma Robert Pattinson è più estremo, in tutti i sensi. Intanto, la dimensione della sua fama e del suo successo, scattata quando sette anni fa è stato prescelto per il ruolo del vampiro Edward Cullen nel fenomeno della saga di Twilight: cinque film e 3,3 miliardi di dollari di incassi.

E quindi lui e la sua Bella, a intermittenza anche la sua bella della vita reale, Kristen Stewart, sono diventati oggetto di episodi di isterismo dei fan come non si vedevano dai primi tempi dei Beatles. Altrettanto forte è stata la reazione al contrario. Alla ricerca di un’identità post-vampirica, Pattinson si è andato a cercare film talmente non commerciali che nonostante il suo nome sono stati tutti subito dimenticati, da Little Ashes a Come l’acqua per elefanti, da Bel Ami a Cosmopolis, diretto da David Cronenberg con cui è tornato a riunirsi in Maps to the stars presentato il mese scorso a Cannes. Dove aveva un altro film, The Rover, girato in un’Australia desolata e post-apocalittica e diretto da David Michod.



Oltre alle scelte professionali ci sono quelle personali. A 28 anni, Robert Pattinson non ha più una casa e vive passando da un divano di amici all’altro, come un vagabondo. Non ha o non sa più dove sono i suoi oggetti e i suoi ricordi. E aggiunge che non ha più un guardaroba, dettaglio che non ha bisogno di precisare: lo sguardo di uno appena rotolato fuori dal letto, oggi indossa dei jeans neri, una camicia molto qualunque e un giubbotto nero da pochi soldi e tutto sgualcito.«Sono settimane che uso questo giubbotto - sottolinea -. E’ imbarazzante».

Sono passati due anni dalla fine di Twilight e della follia attorno alla sua persona. A che punto è nella sua vita? E dove vuole andare?
«A dire il vero sembra siano passati molto più di due anni. Col passare del tempo, ogni giorno acquisto più fiducia in me stesso e ora sono curioso di sapere come il pubblico accoglierà le cose nuove che sto facendo. Mi piace sfidarmi, mi piace sperimentare con ruoli e interpretazioni diverse. Rispetto a Twilight, The Rover è un film, diciamo così, molto astratto. E spero che la gente venga a vederlo».

Avete girato in una parte dell’Outback australiano molto remota.
«Non c’era letteralmente niente per chilometri e chilometri, non me lo aspettavo così. Ed è stato molto bello e molto sereno, cielo e orizzonti spettacolari. E non solo non c’era nessuno che veniva a cercarmi, non c’era nessuno e basta. E questo mi ha dato un grande senso di pace».

Un altro film che presenta un futuro inquietante. Lei come lo vede?
«Ho fiducia nell’umanità e non mi rassegno a credere che la mia generazione sarà quella che estingue il mondo. Al contrario di quelli che vedono tutto buio, io ho speranza. E mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno».

A che cosa mira? Quali sono le sue ambizioni?
«Non lo so, ma mi piace trovare nuove sfide e so che recitare mi piace sempre di più. In termini generali, diciamo che miro a stare bene».

E per farlo ha scelto di non avere una casa!
«Ho venduto la mia villa a Los Angeles che avevo comprato 4-5 anni fa. Troppo grande, troppe stanze e poi non sono vecchio abbastanza per stare a trattare con idraulici e giardinieri. E così ho passato sei mesi vivendo a casa di amici o prendendo in prestito le loro case, il che non è niente male devo aggiungere. Torno spesso in Inghilterra, ma dopo un paio di settimane mi deprimo. E al momento sto bene a Los Angeles, inizia a piacermi».

E’ ancora ansioso ai provini?
«Non come un tempo, in cui l’ansia mi faceva stare così male che ogni volta volevo cambiare mestiere! Ma sono ancora alquanto ansioso, ci metto un po’ a uscire dalle mie nevrosi».

Si considera un uomo felice? E fortunato?
«Direi proprio di sì. Non mi chiedete di elaborare, ma mi sento felice. E tremendamente fortunato, al punto che mi rende un po’ nervoso. Non so perché sono stato così fortunato, a volte lo trovo ridicolo».

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