SE MI BACI SORRIDO
Parola di Robert Pattinson, l'ex vampiro che strega anche senza mordere. Succede nello spot del profumo Dior. E succede un giorno a Los Angeles, dove lo abbiamo incontrato. Complice un chewing gum...
"TI DISPIACE SE MASTICO un chewing gum durante l'intervista?". Prima informazione: Robert Pattinson è un’educata star di Hollywood. Twilight, la saga dei vampiri che lo ha reso famoso, ha prodotto per lui una popolarità seconda solo alla DiCaprio-mania, nel post-Titanic, ma lui, Robert, è rimasto un ragazzo di 27 anni che chiede il permesso. E che, subito dopo, cambia idea: "Ci ho ripensato: questa cicca è disgustosa! Mi sa che la sputo". Aspetta un cenno di consenso, poi strappa l'angolino di un giornale, ci avvolge la gomma "schifosa" e sorride, mentre con le mani fa un gesto come per coprire il misfatto.
Seconda informazione: Rob, come lo chiamano gli amici, con il suo cappellino da baseball girato all'indietro e la barba leggermente incolta, è pure simpatico. "Vuoi assaggiarne una italiana?", gli chiedo. "Davvero posso? Grazie". Prende delicatamente il pacchetto. Mentre lo apre, legge le scritte con il suo accento a metà tra il londinese e l'americano: "Denti bianchi, sorriso perfetto". Non ha capito una parola, ma è entusiasta come un bambino. Ne assaggia una. Po inclina la testa, così tutto quello che si riesce a vedere sono le sopracciglia folte e, subito sotto, quasi fossero attaccate, due fessure blu, tagliate, da gatto. E sussura: "Avevi ragione, molto meglio le tue".
Terza informazione: Pattinson è uno che conquista al primo sguardo. O al primo sorriso, come nella campagna del profumo Dior Homme, di cui è diventato testimonial, prendendo il posto di Jude Law. Lo spot inizia e, per i primi 20 secondi, Robert è serio, meditabondo, intenso. Poi Camille Row, la sua partner nella pubblicità, finge di baciarlo e abbozza un morso. Lui, colto di sorpresa, sorride. E la platea si scioglie. Ogni spettatrice, non importa l'età, desidera segretamente essere al posto di quell'unica creatura in grado di far illuminare il bel tenebroso. Una donna così, nella realtà, Pattinson ce l'aveva: era Kristen Stewart, sua costar in Twilight, quella che l'ha tradito con un regista e poi ha fatto di tutto per tornare con lui, per un pò ce l'ha fatta, ma alla fine non l'ha spuntata. Si sono lasciati il maggio scorso. E, da allora, lui guarda avanti.
Che cosa ha rappresentato la campagna Dior Homme per te? "Un punto di svolta: per la prima volta, rivedendomi sullo schermo, mi sono sentito un adulto. E' stato un sollievo: ho sempre paura di dimostrare 15 anni. In Cosmopolis, per esempio, con un completo scuro, da uomo, sembravo un bambino mascherato da grande".
Mascherato o no, vieni spesso indicato come l'attore più glam. "Ma se sono noiosissimo: metto sempre gli stessi vestiti! Questo giacchino Dior, per esempio: me l'hanno regalato mesi fa e non me lo sono mai tolto. Ci andrei a dormire".
Magari mandalo in tintoria... E una donna che cosa deve indossare per fare colpo su di te? "Mhmm... mi vengono in mente solo risposte rozze (ride)! Diciamo così: qualsiasi capo scelga, l'importante è che lo renda suo e che sia a proprio agio nella pelle e nei vestiti".
Tu sei sempre a tuo agio? "La sicurezza in me stesso non è mai stata il mio punto forte. Ma in questo momento mi sento in forma: mi sono lasciato Twilight alle spalle, e con quello, l'adolescenza. Sono pronto per una nuova fase, di vita e di carriera".
Che cosa ci sarà nella nuova fase? "Vedo poco ma chiaro: i ruoli che mi interessano si contano sulla punta delle dita".
Quali parti ti attirano? "Tutti i miei personaggi sono pieni di ombre. Mentre io, di lati bui, non ne ho neanche uno. Se quando leggo il copione penso di non essere all'altezza, accetto la parte. Mi piacciono le sfide".
La prossima? "In cantiere c'è Maps To The Stars di David Cronenberg, un film su quanto siamo nevrotici noi attor, e Hold On To Me di James Marsh, dove interpreto uno spacciatore. Sarà difficile: non l'ho mai fatto prima".
Mai spacciato droga, intendi? "Non di recente (ride). Volevo dire che, in vita mia, non ho mai fatto paura a nessuno. Dovrò imparare a diventare losco e spaventoso".
Imiti gli altri per lavoro, ma quando ti svegli al mattino, sai chi sei? "Ma figurati: spesso non so neanche dove sono. Scherzi a parte, non l'ho mai saputo con certezza, neanche prima che iniziassi a recitare".
Forse hai cominciato per scoprirlo. "Probabile. Calarsi in tante vite ti apre la mente, sugli altri, ma soprattutto su te stesso".
Parli della recitazione come di una seduta di psicoanalisi. "Infatti è terapeutico. Per una persona introversa come me, riuscire, almeno sul set, a superare le proprie insicurezze, è uno strumento molto potente. Credo che lo stesso valga anche per gli altri attori. Non ce n'è uno che abbia una personalità risolta. Siamo una manica di squilibrati".
Sei mai stato in analisi, per davvero? "No, ma mi piacerebbe fare lo psicoterapeuta. Per ora mi limito ad analizzare i miei amici. Mi diverte investigare il loro inconscio. O forse, semplicemente, farmi gli affari loro".
Hai tanti amici? "A Londra, dove sono nato e cresciuto, ne ho quattro, di quelli veri, di quelli per la vita. Mi reputo fortunato: è più di quanto abbiano molti altri. Qui a Los Angeles, invece, è difficile formarsi un gruppetto: la gente viene e va. E poi siamo tutti attori, giuro, è un delirio: ogni persona che incontri è un cazzo di attore che, in quanto tale è in competizione con te".
Ce n'è qualcuno che stimi particolarmente? "Il mio preferito in assoluto è Jack Nicholson. Da ragazzino ero ossessionato da lui: cercavo di imitarlo in tutto, espressioni, modo di vestire... Anche Joaquin Phoenix e Michael Shannon mi piacciono molto. E poi c'è Channing Tatum: tanti lo sottovalutano ma, secondo me, è bravo quando Marlon Brando".
E tu, ti sei mai sentito sottovalutato? "Si, ai critici non piacciono i ruoli troppo commerciali. Li capisco. Ma per un pò ho avuto una fottuta paura di rimanere un vampiro per sempre".
Così non è stato. "No, per fortuna: sono arrivate parti più articolate, come i miei personaggi i Cosmopoli e The Rover. E anche l'occasione che Dior mi ha fornito è stata un privilegio: ho imparato un altro modo di recitare".
Se non fossi diventanto attore? "Avrei studiato Relazioni Internazionali all'università e mi sarei buttato in politica. Ancora oggi l'idea mi stuzzica".
Da quale parte ti butteresti? "Sono un battitore libero, vorrei fare il dittatore (ride). Ti avevo avvertito che sono sociopatico...".
E quali sarebbero le leggi in uno Stato in cui comandi tu? "Nessuno può vivere qui, eccetto me".
Sei nato solitario? "Lo sono diventato. Los Angeles ha la solitudine nelle vene. Guarda le strade, non vedrai una comunità, ma una serie di individui, ciascuno rinchiuso nella propria auto. All'inizio soffrivo un pò, ora mi sono abituato. Ti dirò di più: mi piace pure".
E alla fama ti sei abituato? "Ho dovuto. Fino a poco fa mi ostinavo a voler vivere la stessa vita di prima. Era un inferno: non potevo andare da nessuna parte senza essere assalito da valanghe di fan, quindi non andavo. Stavo sospeso, come in una bolla. Poi è scattato qualcosa e mi sono detto: 'Accetta che, ora, è tutto diverso'. E, come per magia, lo stress se n'è andato. L'accettazione è l'anticamera della felicità, o così me la racconto io".
Sei felice? "Ho accettato. Tante cose. E adesso mi fa quasi strano ammetterlo perchè, se lo dici, poi magari il momento svanisce. Ma si, sono felice".
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